Scrivere e riflettere su ciò che si scrive.
A volte si impara più da se stessi che dalla spasmodica ricerca di qualcosa di nuovo.
A volte cerchiamo inutilmente ciò che già possediamo ma di cui inconsapevolmente ci riteniamo privi.
C’è sempre, nell’atto dello scrivere, qualcosa di imprevedibile e di non stabilito a priori. È come se sulla pagina non finissero solamente le tue idee, ma una sorta di rielaborazione di esse, determinata da fattori esterni e indipendenti dalla propria volontà.
È come se i tuoi pensieri venissero a fondersi con una parte di quei pensieri che percorrono l’universo e , con essi, formassero una nuova idea, che realmente non appartiene più né a te né all’universo. Questa nuova idea diventa così materiale su cui poter nuovamente riflettere e attraverso il quale poter ricavare nuovamente qualcosa di originale o di nuovamente inaspettato.