TROVARE LE NOTE

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TROVARE LE NOTE

Nel momento in cui ci si accinge a creare qualcosa, sia essa pittura, musica, o poesia, ma anche qualsiasi altro tipo di arte, è necessario accumulare energia sufficiente affinché l’opera risulti di una certa efficacia.

Si potrebbe paragonare la cosa al pretendere di raggiungere un luogo lontano senza assicurarsi di avere carburante sufficiente anche per il ritorno. Cos’ facendo si rischia di rimanere a metà strada e di lasciare insoluto il viaggio.

L’atto della creazione e il suo sviluppo non dipendono solamente dalla capacità di operare con metodo, ossia dall’abilità di creare un percorso da poter seguire, ma anche dalla possibilità di disporre di energie sufficienti affinché questa strada venga percorsa.

È dunque necessario che dentro di sé vengano ad accumularsi forze tali da scaturire una nuova idea e da portarla a compimento. Una cattiva calibrazione di tali componenti porta ad arenarsi e a perdere la possibilità di giungere a destinazione.

Realmente, infatti, si avrà la certezza che l’opera d’arte verrà completata se, nel suo primo dare lo sguardo alla luce del mondo, si ha già l’intuizione di quella che sarà la sua conclusione.

Ci sono momenti, poi, in cui l’opera ci si presenta in un sol colpo e in solo istante in tutta la sua interezza, proprio come quando abbiamo di fronte un vaso e lo vediamo in tutti i sui particolari in un solo sguardo. In questo caso, a noi non spetta altro che cogliere quest’opera e tradurla in un linguaggio comprensibile a chi non ha potuto partecipare della sua visione in una dimensione diversa da quella sensibile. Se in realtà quest’opera si fosse trovata nel mondo fisico, chiunque l’avrebbe potuta vedere e non ci sarebbe perciò il bisogno dell’artista per renderla palese. Al contrario, invece, l’artista si rende medium tra il luogo in cui l’opera si è trovata fino a quel momento e il luogo nel quale l’artista la rende manifesta a chi non può vederla.

Altre volte, invece, l’elaborazione dell’opera d’arte è lenta e faticosa, forse perché trae origine in luoghi remoti ove è difficile penetrare ( o dove l’artista che la crea/scopre ha difficoltà ad arrivare). Trascorre così molto tempo prima di capire come le ombre possano diventare contorni ben definiti e come i riflessi possano trasformarsi in immagini reali.
 La differenza tra un artista e l’altro sta dunque non solo nella più o meno adeguata funzionalità del suo metodo, tant’è vero che qualcuno afferma di non possederne uno e, ciò nonostante, crea opere di indubbio valore, quanto piuttosto nella capacità di mettere a fuoco ciò che viene colto nel mondo soprasensibile delle idee.
 Le idee e le opere d’arte da queste generate, si trovano in luoghi simili a delle regge; enormi, infiniti palazzi pieni di stanze. Ad esse non tutti i servi hanno uguale accesso. Alcuni hanno più diritto degli altri a trascorrere del tempo in determinate camere, altri non ne hanno diritto affatto. Non è ben chiaro, poi, se questi servi possiedano le chiavi di queste stanze o se siano le loro porte ad aprirsi spontaneamente al loro passaggio, oppure a rimanere chiuse dopo che questi hanno bussato. Sta di fatto che il risultato cambia di poco, solamente nella forma in cui questo si attua e non nella sostanza in cui esso si risolve.

Nel momento in cui uno entra in queste stanze si guarda intorno e comincia a descrivere ciò che vede, tocca e respira. In base a tali elementi, alla sua capacità di cogliere l’essenza o i particolari di ciò che vede e alla sua abilità di saperli tradurre e descrivere in un linguaggio comprensibile, verrà a determinarsi l’opera d’arte da lui prodotta.
 È così infatti che le opere non hanno ugual valore e non hanno ugual significato.

Ognuna attinge a fonti differenti e ognuna è riportata da occhi differenti.
È nostro compito, dunque, cercare di affinare la nostra vista e la nostra sensibilità al fine di cogliere in maniera sempre più precisa ciò che abbiamo l’occasione o la facoltà di incontrare lungo il nostro cammino.